QUIRINALE, IN CORSO SECONDA VOTAZIONE

E' in corso alla Camera la seconda votazione per l'elezione del presidente della Repubblica. Il quorum richiesto per le prime tre votazioni è di 673 voti. Ove, come prevedibile, non venga raggiunto, ci sarà una nuova votazione alle 15:30. Ieri Matteo Renzi ha ricompattato il Pd e il centrosinistra sul nome di Sergio Mattarella che, al netto dei franchi tiratori, dovrebbe avere i numeri per essere eletto alla quarta votazione quando il quorum necessario si abbassa a 505 seppur con margini davvero ristretti. Renzi ha, però, di fatto messo in forte tensione il 'Patto del Nazareno'. Forza Italia ha fatto sapere con una lettera al ministro Boschi che al quarto scrutinio voterà scheda bianca. Ieri fumata nera Renzi compatta Pd, ma alza guardia e cerca altri voti - Nel nome di Sergio Mattarella, Matteo Renzi ricompatta il Pd. Le lacrime di commozione di Rosy Bindi al ricordo del fratello Piersanti, l'applauso convinto di Pier Luigi Bersani, il voto unanime dell'assemblea dei grandi elettori. Tutto testimonia, raccontano i renziani, che lo "smacco" del 2013 può davvero essere cancellato: ce la faremo, assicura il premier. Fino alla quarta votazione di sabato, quando la tenuta del Pd sarà testata nel voto segreto, la guardia resta alta, i reciproci sospetti ben vivi. Ma Renzi rivendica una prima vittoria: aver smentito chi, dal Pd, lo accusava di "preferire" Berlusconi e di aver inserito nel patto del Nazareno chissà quale accordo per il dopo Napolitano. E, soprattutto, aver dimostrato di essere in grado di unire il partito, con buona pace di chi sperava che si sfaldasse. Nel nome del Pd, certo, Renzi 'perde' Berlusconi. Ma solo per ora, è la convinzione diffusa tra i parlamentari a lui vicini. Il Cavaliere lo ha chiamato per avvertirlo che avrebbe dato ai suoi l'indicazione di votare scheda bianca. Ma i contatti non sono per questo interrotti, assicurano diverse fonti. Da qui a sabato, il tentativo sarà quello di allargare la platea dei voti per Mattarella: il pressing è fortissimo, raccontano da Ncd e FI, anche sui singoli parlamentari. Perché senza i voti del centrodestra, solo in parte compensati da Sel e Sc-PI-Cd, al quarto scrutinio il premier può contare su un margine di una cinquantina di grandi elettori. Troppo poco per star tranquilli.