PIL, CONFRONTO TRA NORD EST E RESTO D'ITALIA

- Il confronto fra il Nordest ed altre aree europee simili per sistema economico evidenzia un divario crescente nella dinamica del Pil, con regioni come il Baden-Wurtemberg che manifestano crescite sensibili, mentre da noi il declino ha riportato l'indicatore di ricchezza ai livelli di inizio secolo. E' una delle molte analisi contenute nel rapporto della Fondazione Nordest 2015, dal titolo "Il Nord Est alla prova della discontinuità", presentato oggi a Cornuda. Lo studio, il primo firmato dal nuovo direttore scientifico, Stefano Micelli, pone in rilievo una caduta della domanda interna di 9 punti, nel Triveneto, fra il 2007 ed il 2014, con una contrazione dei consumi delle famiglie del 6,1%, un calo degli investimenti del 22,5% ed una perdita, fra il 2008 ed il 2014, di 138 mila lavoratori dipendenti (circa il 5% del totale), 134 mila dei quali dal mondo della manifattura. Contestualmente il tasso di disoccupazione è passato dal 3,4% al 7,7%. Tuttavia, viene anche sottolineato, negli anni della crisi il rapporto fra le esportazioni ed il Pil è cresciuto fino al 37%, cioè sette punti sopra la media nazionale, ed il business internazionale delle imprese nordestine è passato dai 55,1 miliardi di euro nel 2009 ai 71,2 del 2013. Secondo Micelli le direttrici per la ripresa sarebbero tre, e cioè lo "sviluppo del capitale umano", la costruzione di "nuovi rapporti fra manifattura e istituzioni culturali e turismo" e, infine, "il rilancio dell'attrattività del territorio puntando alla creazione di uno spazio metropolitano". Per il presidente della Fondazione, Francesco Peghin, un "rinascimento economico" del Nordest sarà possibile "solo se gli attori decisionali politici sapranno finalmente capire l'importanza e il valore dell'impresa manifatturiera"