PAPA. DIO NON TEME LE NOVITA'
19/10/2014
Circa 70 mila le persone che hanno assistito alla messa celebrata in Piazza San Pietro da papa Francesco per la chiusura del Sinodo straordinario sulla famiglia e per la beatificazione di Paolo VI. La festa del nuovo beato sarà il 26 settembre di ogni anno, data di nascita di Giovanni Battista Montini. Dopo la rituale "domanda" di beatificazione formulata dal vescovo di Brescia mons. Luciano Monari, e dopo la biografia di Paolo VI letta dal postulatore della causa, padre Antonio Marrazzo, papa Francesco ha pronunciato la formula ufficiale, in latino: "Noi, accogliendo il desiderio del Nostro Fratello Luciano Monari, Vescovo di Brescia, di molti altri Fratelli nell'Episcopato e di molti fedeli, dopo aver avuto il parere della Congregazione delle Cause dei Santi, con la Nostra Autorità Apostolica concediamo che il Venerabile Servo di Dio Paolo VI, papa, d'ora in poi sia chiamato Beato e che si possa celebrare la sua festa, nei luoghi e secondo le regole stabilite dal diritto, ogni anno il 26 settembre. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo". "Non bisogna avere paura e delle novità, delle sorprese di Dio" ha affermato papa Francesco nell'omelia della messa con cui chiude il Sinodo dei Vescovi sulla famiglia e celebra la beatificazione di Paolo VI. E bisogna riconoscere, "di fronte a qualunque tipo di potere", che "Dio solo è il signore dell'uomo, e non c'è alcun altro". Commentando "una delle frasi più celebri di tutto il Vangelo" - "Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio" - papa Francesco la definisce una "frase ironica e geniale" detta da Gesù ai farisei, "una risposta ad effetto che il Signore consegna a tutti coloro che si pongono problemi di coscienza, soprattutto quando entrano in gioco le loro convenienze, le loro ricchezze, il loro prestigio, il loro potere e la loro fama. E questo succede in ogni tempo, da sempre". Secondo Bergoglio, "l'accento di Gesù ricade certamente sulla seconda parte della frase: 'E (rendete) a Dio quello che è di Dio'. Questo significa riconoscere e professare - di fronte a qualunque tipo di potere - che Dio solo è il Signore dell'uomo, e non c'è alcun altro. Questa è la novità perenne da riscoprire ogni giorno, vincendo il timore che spesso proviamo di fronte alle sorprese di Dio". "Lui non ha paura delle novità! - ha proseguito - Per questo, continuamente ci sorprende, aprendoci e conducendoci a vie impensate. Lui ci rinnova, cioè ci fa 'nuovi' continuamente. Un cristiano che vive il Vangelo è 'la novità di Dio' nella Chiesa e nel Mondo. E Dio ama tanto questa 'novità'! 'Dare a Dio quello che è di Dio', significa aprirsi alla Sua volontà e dedicare a Lui la nostra vita e cooperare al suo Regno di misericordia, di amore e di pace". Per il Pontefice, "è per questo che il cristiano guarda alla realtà futura, quella di Dio, per vivere pienamente la vita - con i piedi ben piantati sulla terra - e rispondere, con coraggio, alle innumerevoli sfide nuove".