NOZZE GAY, LA SENTENZA

La sentenza è firmata dal presidente del Tar Fvg, Umberto Zuballi, che è anche estensore delle motivazioni, e dai giudici Manuela Sinigoi e Alessandra Tagliasacchi. Sul tema del riconoscimento delle nozze gay il Tar richiama la pronuncia della Corte costituzionale 138 del 2010, secondo cui nell'attuale quadro normativo in Italia ha stabilito che "non è consentita la celebrazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso e nemmeno la trascrizione di un analogo matrimonio contratto all'estero", ed esclude che l'aspirazione al riconoscimento delle unioni omosessuali possa essere risolta con una loro semplice equiparazione al matrimonio, indicando la competenza a legiferare nel Parlamento. Anche la normativa europea - ricordano i giudici - "non pone alcun vincolo agli Stati membri di consentire o meno il matrimonio omosessuale". "Nel quadro costituzionale della divisione dei poteri - ribadiscono i giudici amministrativi - spetta unicamente al Parlamento sovrano decidere con legge il riconoscimento nel nostro ordinamento dei matrimoni tra persone dello stesso sesso nonché il livello di tale riconoscimento. Non spetta invece né al sindaco, né all'autorità giudiziaria ordinaria o amministrativa e nemmeno alla Corte costituzionale, alla Corte di giustizia europea o alla Corte europea dei diritti dell'uomo, procedere in via surrettizia o suppletiva a tale riconoscimento, perché ciò - rimarca la sentenza - costituirebbe un evidente vulnus al sistema democratico nel suo insieme". Per il Tar Fvg, dunque, "la trascrizione disposta dal sindaco di Udine e poi annullata con il provvedimento prefettizio era contraria alla legge". Ma la normativa di stato civile dice anche che "l'ufficiale di stato civile possa correggere solo gli errori materiali" mentre "gli altri tipi di errori, quelli cioè sostanziali, possono essere corretti solo con l'intervento dell'autorità giudiziaria ordinaria", e non con quello di natura amministrativa del Prefetto. Il fatto che il sindaco sia sottomesso alla vigilanza del Ministro dell'Interno, e quindi alla Prefettura, non prevede alcun potere di sostituzione qualora il primo cittadino compia un atto illegittimo, ma solo un intervento "nel caso di inerzia del Sindaco". In sostanza, se è vero che "la trascrizione di un matrimonio di una coppia omosessuale avvenuto all'estero si pone contro la legge", per porvi rimedio "non è consentito l'intervento della stessa autorità che ha posto in essere l'atto illegittimo né dell'autorità gerarchicamente sovraordinata". In questo caso, per il Tar, l'intervento spetta al procuratore della Repubblica, "soggetto preposto alla tutela del pubblico interesse, il quale pertanto quindi può e deve agire - sottolinea la sentenza - anche per la tutela della legalità violata e quindi per espungere un atto non conforme a legge". da qui il "dovere" del Tar di inviare gli atti della controversia alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Udine, "perché valuti l'eventuale esercizio dei suoi poteri abrogativi di un atto di trascrizione chiaramente contrario a legge". I giudici amministrativi hanno inoltre estromesso il Comune di Udine dalla causa, rilevando la "mancanza di un interesse" nella sua costituzione, che era finalizzata ad accertare l'illegittimità dell'atto prefettizio, "interesse che non si comprende - precisa la sentenza - come si rapporti con il Comune inteso come collettività". Le spese sostenute dal Comune di Udine, a carico del bilancio dell'amministrazione, sono state trasmesse alla Procura della Corte dei Conti per un eventuale risarcimento. "Abbiamo raggiunto il nostro obiettivo, che era quello di richiamare l'attenzione del nostro sistema giuridico e soprattutto legislativo su una problematica sulla quale è urgente legiferare affinché si possano garantire pari diritti alle coppie omosessuali. Un diritto civile di pari opportunità e di equità che ho sempre sostenuto". Il sindaco di Udine, Furio Honsell, commenta così la sentenza con la quale il Tar regionale ha annullato la cancellazione della trascrizione, da parte del Comune di Udine, del matrimonio, contratto all'estero, tra due donne. "È una sentenza che fa chiarezza e che mette in capo all'organo legislativo il compito di compensare questo grave deficit di diritti civili che c'è nel nostro Paese - sottolinea Honsell - Prendo atto che non lo può fare il sindaco, cosa che peraltro era evidente dal momento che il nostro atto non produceva alcun effetto, e apprezzo il fatto che sia stato riconosciuto che il prefetto non aveva l'autorità per cancellare la trascrizione".