MOVIMENTO 5 STELLE BACCHETTA ZAIA SU PORTO MARGHERA

Era aprile 2014 quando il presidente Zaia annunciava enfaticamente “una nuova alba per Porto Marghera”, presentando l’accordo di cessione oltre 100 ettari di terreni di proprietà di Syndial (Eni) in zona industriale ad una società mista Comune/Regione, insieme all’allora Sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, all’allora A.D. di Eni Paolo Scaroni, all’allora sindaco Corrado Clini, lodando il lavoro dell’allora Assessore Regionale Renato Chisso e del suo dirigente – tutti soggetti che finiranno per un motivo o per l’altro sotto la lente delle inchieste giudiziarie. Obiettivo dell’accordo, che comprendeva 38 milioni di euro da parte di Syndial (gruppo Eni) per i costi di bonifica, era di sbloccare lo stallo esistente nell’area e dare mandato ai soggetti pubblici per la messa a norma & risanamento, la vendita ed il rilancio produttivo (ed occupazionale). Leggiamo ora che Zaia, a pochi mesi dall’accordo, ha intenzione di disattenderlo. Quali le motivazioni? Non è consentito saperlo. Forse l’imbarazzo nei di una questione gestita in prima persona e per suo conto da soggetti ormai compromessi (in primis il suo ex assessore Chisso), e che, a questo punto, non è adeguatamente presidiata dal suo staff? A Marghera di annunci cui non si è dato seguito se ne sono visti molti, a partire dalla fine degli anni ’80, in una lunga storia di accordi di programma regolarmente disattesi, quale conferma (se ce ne fosse bisogno) della totale assenza di una qualsivoglia visione di politica industriale da parte dell’attuale e delle precedenti amministrazioni. Gli accordi, invece, sono sempre stati in qualche modo funzionali ad una continua campagna elettorale fatta di annunci poi corretti, di promesse non mantenute, ed in definitiva segnale di un totale disinteresse per quanto riguarda il futuro del territorio, sia in termini ambientali, economici, che occupazionali. L’operazione di cessione nel suo complesso ha degli obiettivi condivisibili. Si può (si deve! ) discutere sull’effettiva copertura delle spese, ma è evidente come in questa fase delicata una gestione programmata di bonifiche, destinazione delle aree e cessioni sia necessaria ed un ruolo di primo piano delle Istituzioni Pubbliche sia auspicabile, stanti le complessità normative e l’opportunità di favorire un recupero delle aree in senso ambientale ed occupazionale. L’eredità in termini di inquinamento è molto pesante per l’area di Porto Marghera. E’ di meno di un mese fa il dossier di Legambiente sulle bonifiche dei siti inquinati in Italia, che evidenzia la lentezza esasperante del processo di risanamento, con molte spese, i tanti punti oscuri e gli scarsi risultati conseguiti finora. Ma sono anche notevoli le opportunità per un’area, come quella di Porto Marghera, con grandi potenzialità e tuttora appetibile per nuove attività, stanti le importanti interconnessioni logistiche (acqua, terra, aria), le competenze disponibili nell’area (maestranze, esperienze, università, incubatori) e la dinamicità delle imprese presenti nei territori prossimi. Un ruolo di governance dei processi di risanamento e riconversione da parte della Regione Veneto è pertanto non solo opportuno, ma necessario. L’Amministrazione che guida la nostra Regione non può sottrarsi a questi doveri, deve anzi dimostrare sul campo di avere la visione, le capacità e le persone giuste per assolvere a tale compito.