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MACCARI (COISP) CLIMA DI ODIO PER LE FORZE DELL'ORDINE
MACCARI (COISP) CLIMA DI ODIO PER LE FORZE DELL'ORDINE
19/04/2015
“Mentre non si placa il linciaggio mediatico sul poliziotto colpevole di avere espresso su Facebook un suo pensiero sui fatti della Diaz ed incredibilmente sospeso dalla Polizia senza uno straccio di contraddittorio e senza che nessuna norma lo preveda, passa in sordina l’ennesima aggressione ai danni di due Poliziotti, feriti in pieno centro a Genova”. E’ quanto afferma Franco Maccari, Segretario Generale del COISP - il Sindacato Indipendente di Polizia. “Una vicenda - spiega Maccari - resa più grave dal comportamento di alcuni presenti che, anziché intervenire in soccorso degli Agenti che chiedevano aiuto, hanno insultato gli stessi poliziotti lanciandogli contro bottiglie. Un episodio che dimostra ancora una volta il clima di odio in cui sono costrette ad operare le Forze dell’Ordine: un clima alimentato dai vertici della stessa Polizia che non esitano a mettersi contro gli Agenti pur di non finire risucchiati nel tritacarne mediatico che si scatena ogni qualvolta una divisa incorre in un errore anche banale”. “Forse - prosegue Maccari - l’opinione pubblica, che consuma rapidamente e superficialmente le notizie date con grande clamore dalla stampa senza considerare che sul campo restano le vite di onesti lavoratori e delle loro famiglie, non si rende conto di quanto sia scandalosa la sospensione dalla Polizia di Tortosa per avere espresso un’opinione, per quanto non condivisibile, sulla sua pagina facebook. E’ come dire che l’articolo 21 della Costituzione prevede che tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero, tranne i poliziotti! Per le Forze dell’Ordine la democrazia è sospesa! Ancora più grave è la rimozione dall’incarico del dirigente del Reparto Mobile di Cagliari che ha cliccato “mi piace” sul commento! Siamo alla pura follia! Ci si rende conto di quanto questo possa condizionare la vita di un Poliziotto, che scopre di essere un cittadino italiano particolare, per cui vige un sistema giuridico separato, non fondato su norme scritte e valide per tutti, ma sull’onda emotiva e sull’assoluta discrezionalità. Una sorta di apartheid: i Poliziotti in un angolo, senza diritti civili! Un sistema giuridico che espone le Forze dell’Ordine a qualsiasi tipo di punizione, per fatti che non costituiscono neppure violazioni disciplinari, e rispetto ai quali non c’è possibilità di difendersi. Non è questa una tortura psicologica e morale, che punta a condizionare la serenità delle Forze dell’Ordine? Ci rendiamo conto di quanti milioni di “like” vengono cliccati ogni giorno da comuni cittadini italiani sui contenuti più disparati, senza che - giustamente - nessuno si sogni che un comportamento così banale possa costituire violazione di una norma del nostro ordinamento? Ci rendiamo conto che un Poliziotto ha visto distrutta la sua carriera per un “like”? Per questo in segno di solidarietà stanno arrivando migliaia di “like” sul nostro sito web e sulle nostre pagine dei social network. Adesso cosa succede? Saranno tutti cacciati dalla Polizia? Perché non si usa lo stesso metro di misura per chi sui social umilia e offende la Polizia, e magari per chi clicca “mi piace”? Perché non vengono espulsi dal Parlamento, senza processo, i politici che con le loro eresie offendono i Poliziotti? Perché non vengono licenziati in tronco i giornalisti che travisano la realtà dei fatti pur di innalzare il clamore su vicende che riguardano la Polizia? Forse la politica o la stampa devono avere meno senso di responsabilità istituzionale nei confronti dell’opinione pubblica rispetto ad un poliziotto coinvolto emotivamente in una pagina dolorosa della propria vita e della Polizia? Per questo pensiamo di ricorrere alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, per denunciare la sospensione dello Stato di diritto in Italia e l’instaurazione di un regime totalitario che annulla i più elementari diritti delle Forze dell’Ordine”.