CAORLE. RAFFICA DI SEQUESTRI DI OROLOGI: UNA DENUNCIA

Con l’inizio della stagione balneare, uno dei problemi con cui ogni anno si devono confrontare i Carabinieri della Stazione di Caorle, è certamente quello del commercio abusivo. Un businnes dalle proporzioni enormi, con effetti estremamente negativi per le realtà commerciali del posto e non solo. E’ proprio per cercare di contrastare efficacemente tale fenomeno che anche ieri, i Carabinieri, hanno posto in essere dei servizi tesi a rintracciare soggetti deputati al rifornimento/approvvigionamento di materiale contraffatto destinato a tale commercio illegale. Interessate dai controlli, non solo le strade di accesso alla località turistica, ma anche le autostazioni e le fermate dei bus. Obiettivo, quello di interrompere la filiera dell’approvvigionamento del materiale contraffatto, così da anemizzare i venditori abusivi e ridurne, conseguentemente, la presenza sulle spiagge. Ed è proprio durante tale attività, che nella giornata di ieri, i militari hanno proceduto al controllo di una monovolume Opel condotta da M.S.M., cittadino del Senegal. L’atteggiamento imbarazzato dell’uomo, nonché il vistoso e apparentemente costosissimo orologio che indossava al polso, poco compatibile con quanto sino a quel momento dichiarato, hanno insospettito i Carabinieri che, a quel punto, hanno deciso di sottoporre il suo veicolo a una minuziosa perquisizione. Sui sedili posteriori dell’autovettura e all’interno del bagagliaio, i militari hanno così rinvenuto diversi borsoni che, una volta aperti, sono risultati contenere numerosissimi capi di abbigliamento contraffatti di prestigiose e lussuose firme internazionali, nonché alcuni orologi, anch’essi contraffatti, ma con impressi i marchi della più fine orologeria elvetica. L’uomo, il cui compito era verosimilmente quello di approvvigionare i venditori abusivi già presenti nella località balneare, è quindi stato denunciato alla competente A.G. di Pordenone, per “introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi”. Il materiale, tutto sequestrato, secondo una prima stima avrebbe fruttato, una volta posto in vendita sul mercato, circa 6/7 mila euro. Cifra ben inferiore, comunque, a quella del danno prodotto da siffatto illecito commercio, all’economia del Paese.