Mancano tre settimane al suono della prima campanella dell’anno scolastico 2019-2020 e nelle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo e secondo grado del Veneto mancano 7821 insegnanti, di cui 2284 di sostegno. Le province più in sofferenza sono Treviso e Venezia, dove mancano rispettivamente 1012 e 1155 insegnanti ordinari e 282 e 440 insegnanti di sostegno. Ma i posti vuoti in cattedra pesano anche a Verona (1404 cattedre scoperte) e Vicenza (1508, con il record di 547 vacanze nel sostegno).
“Alla strutturale mancanza di programmazione nella scuola, a cui nessun governo ha saputo porre rimedio – dichiara l’assessore regionale all’istruzione e formazione Elena Donazzan - si aggiunge quest’anno il problema degli insegnanti precari storici, o entrati di recente in ruolo, che sono stati cancellati dalle graduatorie, cone il caso dei diplomati magistrali, e che tornano più precari di prima, inseriti nelle sole graduatorie di istituto che non possono dare la prospettiva dell’entrata in ruolo”.
“Sono venuti a mancare i concorsi, nonché i posti di abilitazione in particolare per gli insegnanti di sostegno (nonostante le reiterate pressioni di questa amministrazione regionale e delle università sul ministero) – prosegue l’assessore - e a farne le spese in primis sono la classe docente si trova al suo interno molto frammentata, con paradossali differenze tra precari senza prospettiva e insegnanti strutturati”.
“Il nuovo anno scolastico si apre in Veneto nuovamente all’insegna dell’incertezza – rileva con preoccupazione l’assessore regionale all’istruzione e formazione, Elena Donazzan - Anzi quest’anno sarà anche peggio degli anni precedenti, a causa dei mancati concorsi, dell’aumento del precariato, del blocco del numero delle abilitazioni per gli insegnanti di sostegno, che si traduce nella mancanza di 2 insegnanti su 5 per gli studenti con disabilità. E l’ultima grave incertezza che si aggiunge per il Veneto è che ad oggi l’Ufficio scolastico regionale è privo di vertice, perché la dottoressa Augusta Celada è stata chiamata a Roma”.
“Se maggiori poteri fossero riconosciuti alle Regioni – commenta l’assessore – credo che molti disservizi o storture non ci sarebbero, in virtù del principio di prossimità della decisione e del controllo. Da sempre sono convinta che una programmazione territoriale sul fabbisogno dei docenti sia la soluzione al problema del precariato, della continuità didattica a beneficio soprattutto degli studenti, e della scuola nel suo insieme. Con un vantaggio anche per i conti dello Stato e il benessere della collettività perché ricordiamoci che la dispersione scolastica ha un costo sociale molto elevato”.
All’aumento del precariato – e al conseguente ‘balletto delle supplenze’ che segnerà il rientro in classe per molti alunni veneti – si aggiunge, inoltre, il fenomeno ormai storico dei trasferimenti e degli avvicinamenti degli insegnanti che usufruiscono della legge 104/1992 per l’assistenza, l’integrazione e diritti delle persone disabili. “Una legge di civiltà – premette l’assessore – che, però, consente, in particolare nel mondo della scuola, anche abusi e indebiti titoli di precedenza per chi desidera avvicinarsi a casa”.