Il coronavirus contagia anche il prezzo latte, che dal 17 febbraio ha accusato un tonfo di 3 centesimi al litro. A tirare le somme è Confagricoltura Veneto. A giocare la sua parte è l’emergenza coronavirus, con la discesa dei consumi, il rallentamento delle esportazioni di Parmigiano Reggiano, i viaggi dei trasportatori diminuiti a causa del timore di contagio e il blocco alle frontiere di molti beni alimentari made in Italy, tra cui i formaggi, per il timore di contrarre il virus.
“In questo periodo è fisiologico che ci sia un assestamento di prezzo – spiega Fabio Curto, presidente del settore lattiero-caseario di Confagricoltura Veneto . Infatti i prezzi del latte spot (quotazioni settimanali della Borsa merci del latte libero da contratti) in gennaio erano di 40 centesimi abbondanti e al 17 febbraio erano scesi a 38,5. Oggi invece siamo a 35,5 centesimi al litro, cioè 3 centesimi in meno, causati dall’emergenza coronavirus. C’è la chiusura verso Oriente di alcuni sbocchi commerciali, che ha fatto sì che Paesi come la Germania, ad esempio, si ritrovino con maggiori scorte di latte in polvere. Ai consumatori diciamo: non ha senso la spesa fatta in allarmismo come fossimo in guerra, continuate a comprare prodotti freschi e italiani, perché tutta la nostra filiera è sicura e garantita”.
Non aiutano gli ostacoli posti sui prodotti italiani destinati ai mercati esteri: dagli agrumi ai vini, dai formaggi al florovivaismo aumentano le segnalazioni di contratti disdettati e difficoltà poste alle frontiere. “La sicurezza dei nostri prodotti non può essere messa in alcun modo in discussione – rimarca Massimiliano Giansanti, presidente nazionale di Confagricoltura -, anche perché non c’è alcuna evidenza che supporti il rischio di contagio associato al cibo. Perciò bisogna intervenire con la dovuta fermezza contrastando chi infanga la reputazione del Made in Italy, perché questi attacchi ingiustificati rischiano di aggravare una situazione già particolarmente difficile”.
C’è preoccupazione anche per la tenuta della logistica: le restrizioni ai movimenti, le persone bloccate, gli autisti che si fermano per quarantene. Tanti i punti interrogativi sul futuro che si aprono per il mondo vitivinicolo: “Quest’emergenza mette in crisi tutto un modello veneto agricolo collaudato – spiega Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto -. Pensiamo solo all’universo dell’enoturismo, che vede nel Veneto la seconda regione italiana come destinazione dei turisti che programmano una vacanza legata al vino e in generale una delle mete più amate al mondo, con oltre 70 milioni di presenze turistiche annue”.