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SISMOGRAFI DELLA GRANDE GUERRA TORNANO IN SUPERFICIE
SISMOGRAFI DELLA GRANDE GUERRA TORNANO IN SUPERFICIE
25/12/2014
In epoca di Guerra Fredda, in assenza di satelliti, osservazioni dal cielo, di spie che poco foravano le sigillate frontiere del "Blocco comunista", per sapere cosa avveniva dall'altra parte, bisognava arrangiarsi. In tempi di ricerca sul nucleare, uno dei pochi sistemi che avevano gli americani per capire se i sovietici avevano fatto esplodere un ordigno, erano le rilevazioni sismologiche. Gli Usa vararono una Rete Sismografica Mondiale WWSSN (World Wide Standard Seismographic Network) per captare ogni movimento tellurico. In questo ambito, il 19 luglio 1963 entrarono in funzione sei sismografi sul fondo della Grotta Gigante, sul Carso triestino. Si tratta di 3 sismografi (componenti E-O, N-S e verticale) di tipo Benioff (periodo proprio 1 secondo) per la registrazione dei terremoti vicini e di 3 sismografi Ewing-Press (periodo proprio 20 secondi) atti a registrare i telesismi, che erano stati collocati in una nicchia scavata in fondo alla grotta (oggi turistica), dove era stata allestita la sala più grande al mondo. L'ubicazione era stata scelta in funzione della composizione di solida roccia calcarea della cavità e della sua collocazione lontana da rumori ambientale che influenzassero i rilievi, rendendo la stazione tra le più sensibili. Oggi, dopo 51 anni, tecnici dell'OGS - Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale e della Società Alpina delle Giulie, hanno riportato "in superficie" i sei sismografi storici. In realtà, oltre all'utilizzo militare, le apparecchiature funzionarono anche per scopi civili, registrando i principali i terremoti di forte intensità che nel 1976 interessarono il Friuli e zone limitrofe. All'epoca non esisteva rete sismica locale o nazionale, si sarebbe sviluppata solo successivamente, e i sei sismografi si rivelarono la stazione sismologica più vicina agli epicentri, quindi la più preziosa e tempestiva fonte d'informazione scientifica sull'evento, contribuendo anche alla notorietà nazionale dell'Ente. Gli strumenti rimasero in funzione per 33 anni, fino al 1996, quando gli USA, finanziatori decisero la chiusura di tutte le stazioni della rete, cambiati gli scenari geo-politici. Da allora, sul fondo della Grotta Gigante sono collocati 3 sensori digitali a larga banda (curva di risposta piatta sino a 360 secondi) del tipo Streckeisen per la registrazione dei terremoti vicini e lontani, le cui rilevazioni sono monitorate e studiate dall'OGS. Le operazioni di recupero dei sismografi storici sono state delicate, dati la posizione delle strumentazioni e il grande peso (circa 200 kg per ciascuno dei tre sensori a corto periodo) e ha richiesto per il sollevamento l'impiego del montacarichi di servizio all'interno della grotta. I due sismometri verticali saranno restaurati, connessi a un moderno digitalizzatore e posti di nuovo in attività nei sotterranei dell'OGS, dove già si trovano strumenti d'epoca funzionanti. Questo permetterà di ristudiare vecchi eventi calibrando la risposta degli strumenti storici con quella dei più moderni installati nello stesso luogo. In futuro, grazie alla collaborazione decennale tra OGS e Società Alpina delle Giulie, gli altri "storici" sensori della stazione TRI-117 verranno collocati in un museo