SIMULAZIONE DI REATO, UN CASO A MIRANO

Mirano (VE), simula di essere stato vittima di una aggressione con la complicità di due amici: denunciati dai Carabinieri. I Carabinieri della Stazione di Mirano hanno denunciato tre ragazzi, di cui uno minorenne, tutti residenti tra Scorzé e Spinea, per Calunnia e Procurato allarme. L’iniziativa – che sfiora per la sua meticolosità di preparazione ed esecuzione la trama di uno dei migliori libri gialli – è del minore del gruppo; il ragazzo si è legato al dito un “dispetto” subìto in luglio, quando all’interno di una discoteca qualcuno gli ha versato nella bottiglia una sostanza non ancora precisata, che lo ha spedito dritto al Pronto Soccorso con nausea e vomito. Del fatto il ragazzo sospetta un suo ex amico di Mira, con il quale è socio e ha in sospeso anche una disputa per una ragazza. Da allora, la mente del ragazzo medita vendetta. Particolarmente diabolica la trama tessuta dal minore, il quale fa contattare la vittima tramite messaggi WhatsApp da un terzo ragazzo, facente parte del giro, ma insospettabile ai suoi occhi, chiedendo un incontro per motivi di lavoro in un luogo pubblico, i due contendenti, infatti, sono soci nella gestione di una famosa discoteca dell’hinterland. Anche il posto viene scelto ad arte, un parco adiacente ad un bar frequentatissimo di Mirano, ma ben celato – grazie alla fitta boscaglia ed ai dedali di stradine, sfruttate nei mesi estivi per la frescura. In questo caso però, vengono scelte dal ragazzo perché sono perfette per assicurare la scena finale del piano architettato, lontano da sguardi indiscreti e rilevatori. L’incontro avviene nel pomeriggio di un anonimo giovedì pomeriggio, il ragazzo – vittima della vendetta – si presenta al bar e poi segue l’insospettabile nel parco, dove viene condotto proprio nel posto più remoto vicino ad un canale, dove il sentiero tende a degradare nelle acque stagnanti. Qui, grazie ad una fitta vegetazione, l’ignara vittima si trova improvvisamente – cioè senza potersene accorgere per tempo – di fronte al vecchio amico, ora rivale in amore, che era accompagnato da un altro ragazzo; per la verità l’incontro è fugace e senza traumi, in quanto i due “nemici” si ignorano ed il ragazzo si allontana in solitudine ed in tutta tranquillità, lasciando i tre sul posto. A questo punto la premessa per la messinscena è stata creata: molte persone – tra cui il custode del parco – hanno visto i due gruppi di ragazzi che si sono incontrati in una zona defilata e protetta agli sguardi, insomma: durante l’incontro può essere potenzialmente successo di tutto. E infatti i tre ragazzi rimasti, si inventano la cosa più fantasiosa possibile: una aggressione. Il minore che medita vendetta si immerge volontariamente nelle acque stagnanti del canale, poi chiede ad uno dei due complici di sferrargli un pugno al volto. Vengono a quel punto chiamati in successione i numeri di emergenza 118 e 112 e quando i soccorritori giungono al parco trovano il ragazzo sul sentiero, zuppo e con il naso rotto. I correi raccontano di averlo trovato esanime in acqua, di averlo soccorso e tratto a riva e qui rianimato con manovre di respirazione forzata artificiale, grazie alle quali il ragazzo si riprendeva. Subdolamente, già nelle prime fasi di accertamento, la presunta vittima fa cenno alla disputa in corso con il ragazzo di Mira, narrando proprio l’episodio del presunto avvelenamento, indicandolo velatamente come uno dei possibili autori dell’aggressione. Tuttavia gli accertamenti condotti nell’immediatezza sul posto, con i rilievi, e successivamente con i soggetti direttamente ed indirettamente coinvolti, hanno permesso di far venire a galla molte incongruenze tra il racconto della giovane e quanto realmente avvenuto. I Carabinieri, già dall’emissione del referto medico, sospettano della ricostruzione dei fatti. Le vie aeree ed i polmoni del potenziale annegato sono stranamente libere, in questi casi anche i militari sanno bene che le conseguenze di una giacenza pur incosciente in acqua anche di pochi secondi sono ben altre, non si riscontrano nemmeno i classici micro-traumi dovuti alle riferite manovre di rianimazione, per di più fatte da un ragazzo senza particolare esperienza. Il castello di frottole, pur ben congeniato, comincia a scricchiolare. Viene messo alle strette il complice che ha adescato la vittima, il quale confessa senza troppa resistenza di aver ricevuto 1.000 Euro per organizzare lo “scherzo” e reggere la storia raccontata, così come il terzo ragazzo coinvolto. Si passa quindi ad approfondire la posizione del minore, il quale – accompagnato in caserma dai genitori – confessa di aver architettato tutto per incolpare il rivale in amore. Per tali motivi, i tre ragazzi sono stati denunciati alla Procura della Repubblica del Tribunale per i Minorenni e Ordinario di Venezia per Calunnia e Procurato allarme.