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SICUREZZA: IN VENETO UN PROGETTO DI LEGGE CONTRO IL BURQA
SICUREZZA: IN VENETO UN PROGETTO DI LEGGE CONTRO IL BURQA
23/03/2016
Per motivi di pubblica sicurezza è vietato nei luoghi pubblici o aperti al pubblico, l'uso di caschi protettivi o di qualsiasi altro mezzo atto a rendere impossibile o difficoltoso il riconoscimento della persona, inclusi abiti o indumenti di qualsiasi origine etnica o culturale, quali il burqa e il niqab, che celano, travisano o nascondono il volto impedendo, di fatto, l'identificabilità della persona, senza giustificato motivo. Lo prevede un progetto di legge statale presentato dal consigliere regionale Alberto Villanova (Lista Zaia) e illustrato mercoledì in Commissione Affari Istituzionali presieduta da Marino Finozzi (Lega Nord). "Alla luce anche dei recenti accadimenti che hanno sconvolto l'Europa, - ha spiegato Villanova - è esigenza primaria di ogni paese garantire e tutelare la sicurezza dei propri cittadini e in quest'ottica appare necessario intervenire a tutela dell'ordine pubblico con misure atte a evitare occultamenti o travisamenti dell'identità. Mi riferisco, in particolare - ha precisato - a particolari indumenti come burqa o niqab indossati da alcune donne di religione islamica che, per le loro caratteristiche, coprono interamente il corpo rendendo, di fatto, impossibile il riconoscimento delle persone che li indossano". Attualmente il divieto penalmente sanzionato dall'articolo 5 della legge 152/1975, riguarda principalmente l'uso di "caschi protettivi" o di qualsiasi altro mezzo idoneo a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, limitando l'ambito di applicazione della norma stessa, secondo la Suprema Corte di Cassazione, "alla sola ipotesi in cui l'individuo compaia in luogo pubblico o aperto al pubblico, in condizioni idonee a dissimulare o nascondere la propria persona nei suoi caratteri esteriori percepibili, sia occultando i dati somatici del viso con caschi e altri mezzi idonei sia usando tali mezzi per travisare o alterare caratteristiche fisiche". Con il progetto di legge si intende quindi puntualizzare il concetto dell'utilizzo residuale "di qualunque altro mezzo idoneo" a travisare o a mascherare la persona umana, in modo da impedire o rendere difficoltoso il suo riconoscimento, ricomprendendovi particolari indumenti come appunto il burqa e il niqab. Ulteriore finalità della proposta di legge statale è quella di impedire che l'uso di tali indumenti sia imposto alle donne che vivono nel nostro Paese. "Tale uso - ha spiegato Villanova - non appartiene alla cultura della maggioranza delle donne islamiche che vivono in Italia, ma costituisce un diktat dei predicatori della sharia, la legge islamica, che ne impongono l'uso. Ricordo che già Belgio e Francia prevedono norme in materia; in particolare la legge francese essenzialmente segue la linea del rispetto della dignità umana e dispone il divieto di indossare in pubblico qualsiasi indumento che celi il volto di una persona. E la stessa Corte europea dei diritti umani, con sentenza del 10 luglio 2014, ha sancito che il divieto della velazione integrale previsto nella legislazione francese non viola né il diritto alla libertà di religione né quello al rispetto della vita privata. Tra l'altro il Comitato per l'Islam riunitosi ancora nel 2010 aveva affermato, per ragioni di pubblica sicurezza, il divieto dell'uso in luogo pubblici".