OPERAZIONE DELLA GUARDIA DI FINANZA DI PORDENONE

La Guardia di Finanza di Pordenone ha sgominato un’organizzazione, composta da tre persone, residenti tra Dolo e Treviso, specializzata nell’emissione di fatture false destinate ad imprenditori compiacenti interessati a ridurre fittiziamente gli utili al fine di abbattere la tassazione. I tre denunciati, attraverso altrettante società operative tra Azzano Decimo e Pordenone, costituite allo scopo principale di emettere le false fatture, avevano nel tempo acquisito una notorietà tale da vantare una “clientela” composta da ben 104 imprenditoridel Veneto, del Friuli Venezia Giulia, dell’Emilia Romagna, della Lombardia e del Piemonte - tutti a loro volta denunciati per il reato di “utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti” - a favore dei quali avevano documentato fittizie prestazioni di servizi e inesistenti cessioni di beni, per 25 milioni di euro. Le Fiamme Gialle hanno ricostruito il sistema fraudolento e l’ammontare delle false fatturazioni grazie all’esecuzione delle verifiche fiscali delle tre società pordenonesi, nonché mediante l’effettuazione di indagini finanziarie, di perquisizioni e di altri atti di polizia giudiziaria che hanno permesso di descrivere nel dettaglio l’illecito programma criminoso. A seguito delle indagini, la Procura della Repubblica di Pordenone ha altresì richiesto il fallimento delle tre società pordenonesi che avevano maturato consistenti debiti tributari destinati, secondo l’intendimento degli indagati, a restare insoddisfatti. Nel corso delle indagini è emerso che i proventi illeciti conseguiti dai tre responsabili della frode fiscale erano stati depositati, per ampia parte, su conti correnti accesi in Croazia da dove erano stati successivamente prelevati per la costruzione di un complesso immobiliare turistico di oltre 50 appartamenti, alcuni dei quali intestati a società croate di comodo. La natura e la gravità delle condotte illecite addebitate ai tre principali responsabili della frode fiscale, hanno consentito alla Procura della Repubblica di richiedere il sequestro dei beni per 3 milioni e 155 mila euro.