FAVARO. MORTALE SUL LAVORO. DURA LA CGIL

Un ennesimo incidente mortale sul lavoro che poteva essere evitato. Come del resto gran parte degli incidenti potrebbero essere evitati con le dovute precauzioni e prescrizioni di legge. Anche nel caso dell'operaio edile di Mestre deceduto ieri non sono state adottate le misure di prevenzione previste per i cantieri. Il fatto è ancora più grave perché il lavoratore operava, da almeno due mesi, senza contratto e assicurazione, cioè in nero. I contorni della vicenda non sono ancora chiari: sarebbe molto inquietante se davvero l'operaio fosse stato da solo, con una scala di sua proprietà e senza attrezzatura antinfortunistica dopo che le impalcature erano già state smontate da qualche giorno. Questa tragedia è un altro episodio che parla di illegalità. Ancora troppo spesso si ricorre a personale in nero. E questa nuova morte dimostra quanto i dati statistici siano distorti, perchè gli incidenti emergono solo quando ci scappa il morto. Uscire dal lavoro nero vuol dire liberarsi dalla schiavitù che porta sempre alla precarietà e al rischio. Non possiamo più accettare che si debba prendere un lavoro purchessia a causa della crisi. Anzi è vero il contrario, la crisi si acutizza col cattivo lavoro che scaccia quello buono. Il Sindacato Confederale è da sempre impegnato a promuovere la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro e da sempre chiede il rafforzamento delle attività ispettive di Spisal e Inail. Purtroppo invece si va nel senso opposto, con un personale insufficiente per dei carichi di lavoro cosi importanti. La Cgil è vicina alla famiglia della vittima e si mette a disposizione per risolvere gli eventuali problemi legali e previdenziali.