CAORLE. MAXI EVASIONE DA 10 MILIONI DI EURO

Ricavi non dichiarati per quasi un milione e mezzo di euro, cinque milioni di costi indeducibili, IRES evasa per oltre un milione e settecentomila euro, trecentomila euro di IVA sottratta al fisco, oltre un milione di euro di IVA non versata e un altro milione di euro distratti fraudolentemente a procedure esecutive già pendenti; ma anche trasferimenti di contanti in violazione della normativa antiriciclaggio per quasi settecentomila euro, appropriazione indebita per altri settecentomila euro e occultamento delle scritture contabili sono le condotte che, alla luce del fallimento della società su richiesta del Pubblico Ministero, saranno valutate anche ai fini della bancarotta fraudolenta. E’ questo il bilancio finale delle complesse indagini svolte dai miliari della Tenenza della Guardia di Finanza di Caorle, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Pordenone, nei confronti di una società operante nel commercio dei bancali di legno, che si riforniva prevalentemente da soggetti dell’est Europa per poi vendere sul mercato nazionale. La società sfruttava il regime fiscale dell’IVA comunitaria per acquistare da fornitori comunitari senza pagare l’imposta e intascare l’IVA dai suoi clienti senza poi versarla allo Stato, non presentando le dichiarazioni o omettendo il versamento. L’azienda era già stata oggetto di azioni esecutive da parte dell’amministrazione finanziaria ma, per vanificare gli effetti del pignoramento, uno degli amministratori della società aveva acceso un conto “fantasma” in Austria, su cui ai clienti veniva chiesto di far confluire i pagamenti. Le Fiamme Gialle hanno anche accertato che lo stesso amministratore aveva distratto dai conti correnti societari oltre settecentomila euro per farne uso personale, aggravando la situazione della società e ponendola in condizione di non poter ottemperare ai propri obblighi verso il fisco e verso i creditori. Tali artifizi contabili e finanziari consentivano al soggetto di mantenere, nonostante tutto, un alto tenore di vita, con la disponibilità di autovetture di pregio, di un’imbarcazione e anche di moto d’acqua. Nel corso delle indagini, rese complesse dall’artato occultamento della contabilità e della documentazione fiscale obbligatoria, la Procura della Repubblica di Pordenone ha richiesto ed ottenuto il fallimento dell’impresa indagata, dando rilevanza alle condotte degli amministratori anche ai fini della bancarotta fraudolenta e documentale. Le indagini si sono concluse con la denuncia dei due amministratori succedutisi dal 2010 ad oggi, uno di nazionalità italiana e l’altro di nazionalità rumena, ritenuti responsabili a vario titolo dei reati di omesso versamento delle imposte, omessa presentazione della dichiarazione fiscale, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, appropriazione indebita e occultamento delle scritture contabili, oltre alla constatazione e alla segnalazione all’Agenzia delle Entrate delle relative violazioni tributarie, nonché alla contestazione delle violazioni amministrative alla normativa antiriciclaggio.