I risultati relativi ai primi cinquanta campioni dei prelievi di sangue effettuati tra i quattordicenni della cosiddetta "zona rossa" interessata in Veneto dagli sversamenti della Miteni nelle acque mostrano una mediana quasi uguale a quella riscontrata all’interno del campione monitorato nel 2016 dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss): 64 nanogrammi di sostanze Pfas (perfluoroalchiliche) nel sangue contro 70 (mentre la media nazionale dei non esposti è attorno ai due-tre nanogrammi).
Allo screening ha aderito l’80% dei nati nel 2002 residenti in 21 Comuni. Il workshop è stato pensato per creare sinergie tra le istituzioni pubbliche (presenti, tra gli altri Iss e Organizzazione Mondiale della Sanità, Oms) mettendo a confronto tutto quello che è possibile conoscere su queste sostanze e cercando eventuali nessi di causalità sulla salute dei cittadini.
«Tumori al testicolo e al rene - ha evidenziato Massimo Rugge, del Registro tumori di Padova - non presentano nella zona rossa valori d’allarme diversi dal resto della popolazione veneta o da quella di popolazioni a monte della falda».