Frode doganale nel commercio di orologi di lusso, una persona in carcere e tre ai domiciliari. Il provvedimento, emesso dal Gip del Tribunale di Venezia, è stato eseguito dalla guardia di finanza, che contestualmente ha sottoposto a sequestro preventivo per equivalente di conti correnti e altre disponibilità la somma di 2,4 milioni di euro, corrispondente all’ammontare dell’Iva evasa in conseguenza delle condotte fraudolente contestate dalle fiamme gialle.
Rinvenuti e sequestrati dai baschi verdi oltre 500 orologi di lusso, denaro contante per circa 600mila euro, valuta per 17mila sterline e un lingotto d’oro del peso di 1 chilogrammo.
Ulteriori 54 perquisizioni sono in corso presso una fitta rete di gioiellerie in numerose province italiane, tra cui anche diversi concessionari ufficiali della Rolex, che avrebbero acquistato dagli indagati, a prezzi convenienti, orologi dichiarati come usati. L’indagine è scaturita dalle attività di monitoraggio dei flussi di passeggeri che i finanzieri del Gruppo di Tessera eseguono ordinariamente presso l’aeroporto Marco Polo di Venezia. In tale contesto, i militari hanno concentrato l’attenzione sui frequenti viaggi, da e verso Hong Kong, intrapresi dallo scalo lagunare da un gruppo di soggetti cointeressati in aziende di commercio di orologi della provincia di Treviso, Vicenza e Napoli.
Dagli approfondimenti investigativi è emerso un articolato meccanismo fraudolento attraverso il quale consistenti partite di orologi di rilevante valore commerciale acquistate dagli indagati a Hong Kong, anche nell’ordine di 350 pezzi per volta, venivano introdotte in Italia di contrabbando attraverso l’aeroporto di Venezia Tessera. In particolare, gli indagati raggiungevano Hong Kong partendo separatamente dall’Italia e dall’Austria, con tappa intermedia di ricongiungimento a Dubai.
Al rientro all’aeroporto Marco Polo dalla città asiatica, gli indagati si dividevano prima di giungere nella sala arrivi, fingendo di non conoscersi. Uno di loro si recava presso gli Uffici della Dogana per dichiarare regolarmente l’importazione di una quantità minima di orologi, versando i diritti di confine dovuti per l’importazione di merce da Paesi extracomunitari, corrispondenti, nel caso di specie, all’Iva sul valore degli orologi importati. Gli altri sodali, invece, lasciavano separatamente l’aeroporto, con la merce ben nascosta all’interno dei bagagli, omettendo di presentare la prescritta dichiarazione all’Autorità doganale ed evadendo, in tal maniera, dazi dovuti per centinaia di migliaia di euro per ogni singolo viaggio.
I soggetti coinvolti sono indagati, a vario titolo, per contrabbando aggravato e corruzione, introduzione nello Stato e commercio di merce con marchio contraffatto, accesso abusivo al sistema informatico. Il valore degli orologi importati illecitamente in Italia ammonta a più di 11 milioni di euro.